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Home » L’ABC di Palermo

L’ABC di Palermo

13 ottobre 2016 by bedandbreakfastpiccolasicilia Archiviato in: Cartoline da Palermo e dintorni

abc di palermo

L’ABC di Palermo: conoscere una città dalla a alla zeta, passando per la J, sorvolando la W e arrivando pure alla Y.

Avevo in mente questo post da tanto tempo. Mi ha divertito pensarlo, buttare giù le idee e ridere sotto i baffi per gli strani accoppiamenti. Ma lo rimandavo… solo per pigrizia. Poi arriva un post scritto da Silvia per Trippando e mi arrivano mille stimoli: mettere assieme tutti gli ABC delle città (paesi e altro ancora) italiane e condividere le esperienze e le conoscenze.

Ecco qua, bastava un gioco per mettermi a scrivere!

Questo sarà un Abecedario, magari da regalare, con approfondimenti, a chi si iscriverà alla newsletter. Per ora è solo un post del blog rivolto a chi è incuriosito a sapere

Il significato del termine è quello di “contenere le regole elementari per imparare a leggere e a scrivere”. Ma qui troverete i primi rudimenti per andare al di là della patina turistica di cui si riveste la città. Consideratelo alla stregua di un libretto che miscela attraverso tutte le lettere dell’alfabeto (eh si! pure quelle “straniere” che poi siamo portati all’accoglienza, perché toglierle?) vita quotidiana, intercalare tipico, monumenti e tanta, tanta accoglienza.

abc di palermo

Indice

  • 1 A come…
  • 2 B come…
  • 3 C come…
  • 4 D come…
  • 5 E come…
  • 6 F come…
  • 7 G come…
  • 8 H come…
  • 9 I come…
  • 10 J come…
  • 11 K come…
  • 12 L come…
  • 13 M come…
  • 14 N come…
  • 15 O come…
  • 16 P come…
  • 17 Q come…
  • 18 R come…
  • 19 S come…
  • 20 T come…
  • 21 U come…
  • 22 V come…
  • 23 W come…
  • 24 X come…
  • 25 Y come…
  • 26 Z come…

A come…

Amunì! Questa è la prima esclamazione che ho imparato nei primi anni palermitani. E ha egregiamente sostituito il mio sardo Ajò. Viene usato con varie sfumature e accezioni. La prima volta che ci ho avuto a che fare è stato quando, attraversando le strisce pedonali, un tizio in motorino mi disse: “Amunì! Cca scurò”, ovvero spicciati (ad attraversare) che si sta facendo tardi. Carino, no?

B come…

Biancomangiare. Il dolce è il mio preferito. Ne ho parlato anche in un altro post e lo cito sempre anche durante le colazioni al b&b. Mi piace pensare come un dolce così semplice sia stato tra i preferiti di Giuseppe Tomasi di Lampedusa al punto tale da citarlo ne Il Gattopardo.

C come…

Cappella Palatina. Un piccolo gioiello all’interno del Palazzo dei Normanni: una chiesa privata della famiglia reale. È dedicata a San Pietro Apostolo e fu fortemente voluta da Ruggero II. Piena di mosaici e dal caratteristico tetto in legno intarsiato, muqarnas, rappresenta la sintesi della tolleranza religiosa ed etnica che si respirava in quel periodo. Lavorarono maestranze bizantine, arabe e latine al soldo di un unico re aperto e accogliente. Un capolavoro esemplare che dal luglio 2015 è patrimonio Unesco.

D come…

Danisinni. Il quartiere si trova tra piazza Indipendenza e le Catacombe dei Cappuccini, ma sembra dimenticato perfino dagli stessi abitanti. Questa zona che ora ha le sembianze di una depressione naturale, prima raccoglieva le acque del fiume Papireto, uno dei fiumi che attraversa(va) la città, navigabile fino alla Cattedrale. Il Senato palermitano, nel 1489 decise di bonificare la zona, diventata insalubre per il prosciugamento del fiume. Una leggenda narra che in questa zona esistevano case bellissime che spesso i mariti affittavano per le mogli che misteriosamente poi morivano. Di felicità? No, morse dalle malefiche zanzare che infestavano i luoghi!

E come…

Expo 1891. Non tutti sanno che Palermo, dopo Firenze e Milano fu la prima città del sud a ospitare l’esposizione nazionale proprio all’incrocio tra via Dante e via Libertà. Gli espositori furono circa 7000, l’area occupata fu di circa 130 mila metri quadrati e i padiglioni furono costruiti ispirandosi all’arte arabo-normanna su progetto di Ernesto Basile. L’anno dopo venne inaugurato il Teatro Politeama.

F come…

Franco Franchi. È il nome d’arte di Francesco Benenato, comico e attore palermitano. Nato a Palermo, cresce tra vicolo delle Api e via Terra delle Mosche, tra il Capo e la Vucciria, storici mercati della città. Nasce da una famiglia poverissima ma la sua passione per la comicità e il teatro di strada lo porterà a diventare un’icona della tv italiana, insieme a Ciccio Ingrassia. In una piccola piazza dietro il Teatro Biondo, c’è una targa commemorativa per ricordarlo. Mi piaceva tanto e piaceva tanto anche a mio padre. Quante risate…

G come…

Genio. Ebbene si! A Palermo abbiamo un genius loci, emblema della città, disseminato qua e là all’interno del centro storico. Tra affreschi, sculture e mosaici, il nostro genio viene raffigurato come uomo maturo, con barba e corona. Attorno al corpo è avvolto un serpente che gli morde il petto e da esso si nutre. Sono sette le raffigurazioni del Genio. Vi invito a scoprire la città in quest’ottica: scoprirete un mondo affascinante.

H come…

Hotel delle Palme. Può essere affascinante un hotel fatiscente e fino a poco tempo fa a rischio chiusura? Si! Si, perché il suo interno è stato teatro di tante storie che si tramandano da generazioni: convegni mafiosi, intrighi internazionali, personaggi che decidono di confinarsi all’interno di una stanza fino a morte certa, decisioni politicamente importanti, dubbi suicidi e tanto altro ancora. Un libro intrigante è quello di Stefano Malatesta, Il cane che andava per mare e altri eccentrici siciliani. Vi piacerà di sicuro!

I come…

Immacolata Concezione. La chiesa dell’Immacolata Concezione al mercato del Capo è quanto di più straordinario abbia visto a Palermo sul barocco. Un piccolo gioiello che passa inosservato, tra le bancarelle di frutta e verdura, se non sai che sta proprio là. Negli ultimi anni il portone è sempre aperto e puoi anche solo affacciarti e dare uno sguardo di insieme per renderti conto di quanta superbia sia raccolta dentro una navata.

J come…

Jäntsch è il nome d’arte dell’artista austriaco Jaentsch Uwe. Tra il 1999 e il 2016 ha realizzato varie installazioni in piazza Garraffello a Palermo, dentro il mercato della Vucciria. L’opera che più mi ha colpito è stata la Cattedrale dei Rifiuti, un’installazione in pieno centro storico creata con i rifiuti della zona… impressionante!

K come…

Kemonia. È il “fiume del maltempo” che scorreva lungo il quartiere di Ballarò per sfociare alla Cala. Il termine deriva da una parola greca, xeimon, che significa inverno. Ci furono vari straripamenti nei secoli scorsi e dopo il 1557 (quell’anno ci furono più di 500 vittime) venne interrato e deviato oltre la città vecchia. A ricordare l’antico letto del fiume c’è ora una lastra in marmo in via del Ponticello, dove, appunto, c’era un ponte per attraversare il torrente.

L come…

Libero Grassi. Libero era un commerciante nato a Catania e morto a Palermo nel 1991 per mani di Cosa Nostra. Aveva un negozio sulla centralissima via Cavour e si era strenuamente opposto alle continue richieste di pagamento del pizzo. Lasciato solo dalle istituzioni, venne ammazzato a colpi di pistola proprio davanti il suo negozio.

M come…

Martorana. Con il termine si indica sia la pasta di mandorla che la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio. Questo perché nel convento, voluto dalla nobildonna locale Elisa Martorana, annesso alla chiesa, le monache di clausura si specializzarono nella produzione dei classici frutti di pasta di mandorla. Si racconta che nel monastero c’era un giardino tra i più belli della città, con tanti frutti prelibati e ortaggi curati. Il Vescovo, venuto a conoscenza della presenza di tale ricchezza, si incuriosì e volle visitare il giardino. Ma era pieno inverno e il giardino era spoglio. Così le monache crearono frutti e ortaggi colorati grazie alla lavorazione della pasta di mandorle e addobbarono il loro giardino, tanto da farlo splendere davanti agli occhi del vescovo.

N come…

Nicuzza. La parola è un vezzeggiativo che mi fa tanta tenerezza. Se nica in siciliano significa piccola, nicuzza ha il valore di piccolina, con valore di affetto e dolcezza. E detto da una madre verso la figlia o da un amato alla sua donna… beh, mi riempie il cuore di gioia!

O come…

Oratori. Gli oratori a Palermo sono legati alla fama di Giacomo Serpotta. Nati come luoghi di raccolta delle congregazioni, ora sono dei gioielli dell’arte dello stucco. Di Santa Cita, di San Lorenzo, di san Domenico, dell’Immacolatella, di San Mercurio… sono tra i tanti che ricordo a memoria e non gli unici. Cosa li accomuna? Una riempitiva bellezza che lascia senza fiato.

P come…

Pupi. Il teatro dei pupi, delle marionette, è iscritto dal 2008 all’Unesco come patrimonio orale e immateriale dell’umanità. I protagonisti delle storie sono le gesta dei paladini di Francia, attraverso la rielaborazione del materiale presente nei romanzi e nei poemi cavallereschi. Cuticchio, Mancuso, Argento sono i nomi delle più importanti famiglie che portano avanti la tradizione del teatro dei Pupi. Assistere a uno di questi spettacoli rende felice adulti e bambini.

Q come…

Qanat. Questa enorme opera di ingegneria costruita dagli arabi e ancora presente a Palermo. Sono dei canali, tuttora è possibile visitarli, che portavano acqua dalla sorgente in città. L’origine della tecnica di costruzione è persiana e poi introdotta nel bacino mediterraneo.

R come…

Rosalia. È la santa patrona della città che ha scalzato Sant’Agata e tutte le altre patrone della città fino a quel periodo, Ninfa, Oliva e Cristina. Nel 1624 Rosalia liberò Palermo dalla peste, arrivata in città da una nave proveniente da Tunisi, dopo essere comparsa in sogno a un saponaro che era andato su Monte Pellegrino a suicidarsi dopo aver perso la famiglia. Da allora, ogni anno, si festeggia il ricordo della liberazione dalla peste il 14 luglio, con una festa che raduna milioni di persone, tra manifestazioni di religiosità e di folclore.

S come…

Sfincione. Il re dello street food, assieme all’arancina e al panino con la milza. Si tratta di una sorta di spugnoso pane pizza, dal latino spongia, che ha come base la salsa di pomodoro, la cipolla, le acciughe e il formaggio. Viene prodotto nei pressi di Sant’Agata alla Guilla e da lì si riforniscono tutti gli ambulanti che venderanno lo sfincione per i quartieri della città.

T come…

Tonnara Florio. Con il termine tonnara si indica per esteso il luogo in cui avveniva la pesca del tonno, per il quale veniva utilizzata una particolare rete chiamata appunto tonnara. Qui avveniva la mattanza, il tradizionale metodo di pesca del tonno rosso. Il luogo ora è abbandonato e si trova accanto al porto dell’Arenella, uno dei quartieri della periferia, verso Mondello. I Florio l’acquistarono intorno al 1830. Il luogo divenne anche una residenza, che ospitò numerosi ospiti illustri stranieri.

U come…

Ustica. Questa piccola isoletta, ricca di grotte e insenature naturali, si trova a circa 60 km da Palermo, in pieno Mar Tirreno. Il suo nome deriva dal termine latino usticum, bruciato, perché qui morivano di fame e sete molti mercenari che vi si arenavano. La tradizione identifica l’isola come residenza della maga Circe. La zona ha un’area marina protetta, la prima riserva marina italiana istituita nel 1986. Con la sua flora e fauna marina, simile a quella tropicale, attira l’attenzione di tutti gli appassionati di immersioni.

V come…

Vucciria. È uno dei mercati storici di Palermo, assieme a Ballarò e Capo. Ma è anche il nome del quadro che Renato Guttuso dipinse nel 1974 e che ritrae la vitalità del mercato quotidiano. Ora ha perso il fascino racchiuso nella tela ma rappresenta sempre un punto di incontro per i ragazzi e per tutti coloro che vogliono vivere l’aspetto decadente della città.

W come…

Wim Wenders. Il regista ha girato parte del film Palermo Shooting, uscito nelle sale nel 2008. Il protagonista ritroverà il senso della sua vita proprio in città. Qui farà degli incontri di spessore come quello con Letizia Battaglia, fotografa palermitana che impersona se stessa.

X come…

Xaxa. Sciascia. X come la lettera dell’antico alfabeto siciliano che si leggeva sc, un suono a metà tra la c italiana di ciao e la sc di scimmia. Ancora oggi, nell’agrigentino soprattutto, si ritrova l’uso della X in alcune parole. Per esempio il paese di Sant’Angelo Muxaro.

Y come…

Yorubà e le maschere Gledè. Gli Yorubà, etnia che popola il territorio della città di Ketù, al confine tra Nigeria e Benin, utilizzano delle maschere-marionette, chiamate gledè, per dei rituali di propiziazione. I rituali si celebrano alla fine della stagione delle piogge e all’inizio della stagione secca. Le maschere fanno parte della collezione permanente presente all’interno del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo.

Z come…

Zisa. al-ʿAzīza, La splendida. All’interno del parco del Genoardo, il paradiso in terra, si trova questo che impropriamente viene chiamato “castello” ma che altro non è che un palazzo dei sollazzi costruito sotto Guglielmo I e terminato da Gugliemo II. A pochi minuti dal nostro b&b si trova questa meraviglia che dal 2015 è patrimonio Unesco e finalmente rivalutato.

 

Ecco concluso l’ABC di Palermo. E di sicuro non è esaustivo, ne ha la pretesa di esserlo. Ma di sicuro stimola la curiosità di chi vuole conoscere la città al di là del solito percorso turistico.

 

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