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I diversi volti dell’accoglienza

7 Aprile 2016 by piccolasicilia Archiviato in: L'angolo del quotidiano

Per chi viaggia, essere ben accolti è l’essenza stessa dell’esperienza turistica. E la parola accogliere è davvero densa nel suo significato etimologico: “ricevere presso di sé con dimostrazione di affetto”. Ma per una struttura turistica cosa significa accoglienza? L’accoglienza è apertura e comporta un passaggio dall’esterno – l’altro – all’interno – la nostra casa, la nostra famiglia e anche noi stessi; è fiducia incondizionata per chi hai di fronte; è condivisione ed empatia.

Dopo aver letto un interessante post su Destinazione Umana in cui si cerca di rispondere alla domanda: “ma un viaggiatore che arriva in una Destinazione Umana cosa può fare?”, mi sono chiesta quale sia per me il significato di accoglienza. Non parlo di accoglienza turistica, per quella dovrei fare un discorso a parte. Quello che ho capito io del significato di accoglienza per Palermo ve lo voglio mettere in luce in questi prossimi punti.

Abito in una città che, storicamente, ha accolto lo straniero non innalzando barriere ma integrandolo. E, tanto per citare il più illustre esempio, mi viene subito in mente l’incontro tra la cultura araba e quella normanna.

  • Un episodio è l’emblema di quell’incontro: nel 1145, Al Idrisi, il geografo arabo, venne chiamato da Ruggero II, il re normanno che governava la città. Il re simbolo della cristianità affida al nobile arabo, viaggiatore e gran conoscitore del mondo, il compito di realizzare le mappe del mondo allora conosciuto.

Quando invece penso ai giorni d’oggi, i dati statistici dell’ultimo anno eleggono Palermo capitale dell’accoglienza. Sono tante le etnie che pacificamente convivono in questa città: filippini, tunisini, mauriziani e cingalesi… 123 paese diversi riuniti in questo angolo di mondo!

  • “Secondo i dati forniti dal Comune di Palermo, che si riferiscono al 2015, sono soprattutto i bengalesi, gli affezionati al capoluogo siciliano: a Palermo hanno imparato a vivere, in un’ottica di inclusione che consente loro di mantenere vive le proprie tradizioni.” (fonte: Balarm)

Un altro grande esempio di accoglienza ce lo può dare la gastronomia. I cibi di strada come l’arancina, il pane con le panelle, il pane con la milza, che tanto affascinano i tanti visitatori, non ci sarebbero se non ci fossero state le contaminazioni culinarie delle dominazioni avute nei secoli.

  • Quando gli ebrei furono cacciati dalla Sicilia nel 1492, i palermitani, che, per la popolazione ebraica, mostravano affetto e simpatia, organizzarono una grigliata per salutare i loro ex-concittadini. Alla carne si aggiunse olio e pangrattato prima di arrostirla, per renderla più sostanziosa e così ancora oggi la fettina di carne è la cotoletta impanata. (fonte: Lietta Valvo Grimaldi).

Ma accoglienza è anche quella di cui non si parla, quella dei continui sbarchi degli immigrati, se non quando accadono eventi catastrofici che fanno solo audience in tv. L’accoglienza è il volto dei ragazzi dell’UNHCR impegnati nel prestare soccorso ai numerosi arrivi nell’isola e che ho conosciuto perché ospiti alcune notti del b&b. Ma sono tanti i volti di coloro che, tra associazioni di volontariato, gruppi organizzati, personale medico e paramedico, forze dell’ordine, prestano i primi soccorsi.

Quando i ragazzi UNHCR mi salutano sulla soglia del b&b mi dicono con un sorriso triste: “Ci vediamo presto… “. E capisco il senso amaro delle parole. Con l’arrivo della bella stagione gli sbarchi aumentano e le città coinvolte pure. Non leggete questo come un purtroppo e con astio. Pensate piuttosto al fatto che arrivano in condizioni disperate, dopo aver subito violenze di ogni genere, stipati in un numero superiore al previsto nelle barchette di carta che si capovolgono al minimo alito di vento. Pensate a uno degli esempi tra tanti accaduti l’anno scorso nel porto di Palermo. Quell’estate, dopo essersi rotta la ventola dell’areazione, due uomini si sono ammazzati per poter respirare dalle fessure delle travi della stiva della barca dove erano stipati come carne da macello…

Poi guardi i bambini rincorrere felici un pallore tra la disperazione silenziosa degli adulti. Guardi il loro sorriso e la voglia di vedere al di là del domani. Anche questa è accoglienza.

Accogliere non è semplice, non c’è un corso che insegna come e cosa fare. Accogliere è anche sofferenza, quella tua per prima per essere così impotente talvolta. L’accoglienza è anche tanta voglia di tendere una mano e sentire il ristoro di un’altra che te la stringe. Sorridendoti.

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