Freddo. Asciutto. Grigio. A tratti davvero agghiacciante.
Lo stile di Cormac Mc Carthy in questo romanzo post apocalisse arriva dritto allo stomaco, come un pugno. Peggio, come una pistolettata. Così come le sue frasi brevi che si susseguono dando al romanzo un ritmo incalzante e sincopato.
La trama
Non ci sono più punti certi nel mondo ridotto in cenere. Una natura grigia e spenta, dove il colore predominante è il grigio che, come la tristezza, avvolge il mare, il cielo, gli uomini, appiattendo i colori ed esasperando le sfumature dell’umanità.
In questo clima, un papà con il suo bambino trascinano un carrello della spesa con dentro del cibo, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia e una pistola. Quella sarà il loro piccolo tesoro e si alternano a proteggerlo.
La forza sta nel loro rapporto, nel farsi coraggio a vicenda, nel superare la fame e ogni avversità della vita, nonostante le forme di comunicazione – sguardi o parole – siano ridotti al minimo.
Nonostante tutto, l’amore, la cura dell’altro, la speranza di un mondo migliore, non vengono mai a mancare.
La strada di Cormac McCarthy lascia comunque una sensazione di amaro in bocca. Bisogna essere forti, di stomaco soprattutto, per andare fino alla fine. Ma ne vale la pena!
Cormac McCarthy
L’autore vive appartato ai margini della civiltà, in una fattoria isolata del Texas. Ha rilasciato pochissime interviste, forse due in tutta la sua carriera, nonostante i numerosi riconoscimenti e premi ricevuti.
Una delle due interviste fatte è stata fatta per
far uscire dalla depressione il mio editore
Nel 2007 Oprah Winfrey volò fino in New Mexico per intervistarlo, per la prima volta in tv. E in questa intervista si fa luce su una delle caratteristiche dello scritto: le donne non hanno mai un ruolo attivo nei suoi libri. Perché? Perché sono un mondo complesso, e lo scrittore non parla di quello che non sa.
Ma c’è una cosa che non va sottovalutata in Cormac McCarthy, nonostante i suoi romanzi siano pregni di quella sensazione agrodolce di “oramai non c’è più niente che ci salvi”. Con Oprah, infatti, parla di speranza e di fortuna, anche nelle situazioni più drammatiche come il periodo della sua vita in cui non poteva permettersi neanche di poter comprare un tubetto di dentifricio.
Mai perdere la speranza.
La vita è nella anche quando sembra brutta. E dovremmo apprezzarla di più. Dovremmo essere riconoscenti. Non so a chi, ma dobbiamo essere riconoscenti per ciò che abbiamo.
Quarta di copertina
Ce la caveremo papà?
Si. Ce la caveremo.
E non succederà niente di male.
Esatto.
Perché noi portiamo il fuoco.
Si. Perché noi portiamo il fuoco.
Un uomo e un bambino viaggiano attraverso le rovine di un mondo ridotto a cenere in direzione dell’oceano, dove forse i raggi raffreddati di un sole ormai livido cederanno un po’ di tepore e qualche barlume di vita.
Trascinano con sé sulla strada tutto ciò che nel nuovo equilibrio delle cose ha ancora valore: un carrello del supermercato con quel po’ di cibo che riescono a rimediare, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia gelida e una pistola con cui difendersi dalle bande di predoni he battono le strade decisi sopravvivere a ogni costo.
E poi il bene più prezioso: se stessi e il loro reciproco amore.
Nell’insuperabile creazione di McCarthy, la post-apocalisse assume il volto realistico di un padre e un figlio in viaggio su un groviglio di strade senza origine, dentro una natura ridotta a un involucro asciutto, fra le vestigia paurosamente riconoscibili di un mondo svuotato e inutile.
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