Ero da Leroy Marlene in fila quando una telefonata raggiunge il ragazzo alle casse.
“Si? Ho persone in attesa. Fai in fretta”, risponde sbrigativo.
Un intercalare che non capisco e poi la chiosa: “Va buò… che tu possa arricchirti“.
Chiude il telefono. Mi guarda e conferma il prezzo appena visualizzato sul display della cassa. Pago, esco dal negozio e con il sorriso dico a mio marito: “Sai, non ho mai sentito un augurio così carino. Vedi? Che tu possa arricchirti… mi pare di buon auspicio, no?”.
“Si vede che ti manca la genetica e che 14 anni di Palermo ancora non bastano a farti palermitana. Quello non era un augurio. Era un modo, manco tanto gentile, per dire a quello che era dall’altra parte del telefono di levarsi di torno. Sai? Preferisco che tu diventi ricco pur di vederti lontano un miglio da me. Era come dire: senti, diventa ricco e stai lontano da me che vivo meglio!”.
Continuo a ridere pensando a come ho frainteso. Forse, visto che ha italianizzato un modo di dire siciliano non ho subito afferrato, se l’avesse detto in lingua magari, dal tono, l’avrei anche potuto capire.
A voi sarebbe mai venuto in mente che non gli stava certo augurando di arricchirsi per il solo gusto di saperlo felice ma di vederselo lontano dai piedi? Mah. Certo che ‘so strani ‘sto siciliani. Ma li adoro!
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