Lo scirocco è un vento con cui continuo a scontrarmi allora come oggi, giornata calda e opprimente. Avete presente l’espressione comune “sei uno sciroccato“? Ebbene, quello stato di confusione e perenne senso di stordimento indotto dal vento è una costante in tutta la città per tutta la durata dello scirocco. Ohibò, mi sento così da quando mi sono svegliata: mal di testa, senso di pesantezza e confusione che mi porta a girovagare per casa senza sapere bene il motivo…
No, non sono pazza! Credetemi: è lo scirocco. E c’è pure tutta una letteratura dietro che cercherò di spiegarvi in questo post.
Indice
Scirocco: origine e significato
Lo scirocco è un vento caldo che proviene da Sud-Est. Il suo nome deriva dalla parola araba shurhùg, vento di mezzogiorno. La durata è variabile, ma mai meno di tre giorni. Nasce da masse d’aria calde e secche che si spostano lungo il mar Mediterraneo e quando arriva a Palermo si carica di umido e polvere che arriva direttamente dall’Africa. Un caldo torrido si impossessa della città. Immobilizza qualsiasi essere vivente che azzarda uscire da casa. Solitamente ci si chiude dentro dalle 10 alle 18. Chi deve andare a lavorare vive il triste destino delle zone franche: da casa alla macchina, dalla macchina al posto di lavoro. Nel mezzo c’è l’aria condizionata!
Il vento caldo secca i polmoni, ti crea una tormenta nel cervello, che i grani di sabbia si insinuano in ogni anfratto presente là dentro, che si deposita sugli ingranaggi delle tue sinapsi, appesantendoti i muscoli e ogni segnale di attività cerebrale. Devi fare solo una cosa: contare i giorni che mancano alla fine. E aspettare. Aspettare. Aspettare.
Quando poi, trascorsi i tre giorni di vento, arriva la pioggia, sottile e impalpabile, la vedi tutta là la polvere: sulle auto ricoperte da un terriccio rossiccio, sui pavimenti stradali scivolosi, sui tuoi panni stesi…
Caldi incontri
Ecco. Il mio primo incontro con lo scirocco non si è fatto attendere e dopo tre mesi dal mio arrivo a Palermo si è manifestato in tutta la sua piena potenza. A dicembre arriva una tre giorni che ricordo di aver fatto tre lavatrici di seguito con i cambi della biancheria del b&b che manco mi sembrava vero. Poi però sono uscita durante l’apice della tormenta: sfidavo il vento solo per andare a comprare un fumetto. Sono tornata con la gola in fiamme, gli occhi rossi, ho bevuto quasi un litro d’acqua senza fermarmi e mi sono lavata subito i capelli. Poi abbiamo fatto amicizia con ‘sto vento qua, che io, dalla Sardegna, portavo solo il ricordo del gelido Maestrale che a Cagliari ti faceva assaggiare scampoli di antartico. Ma l’Africa così vicina ancora mi era sconosciuta.
Proteggersi dallo scirocco
Se oggi ci basta uno switch per passare dal caldo al freddo, mi sono sempre chiesta come si faceva a convivere con questa temperatura nei secoli precedenti. A darmi prontamente la risposta ci hanno pensato la Zisa e la stanza dello scirocco. Ci vorrebbe un trattato, ma in breve vi spiego perché si stava bene.
- Zisa. Il sistema di ventilazione naturale, ottenuto grazie a dei cammini presenti nelle torri laterali, ha reso questa struttura unica al mondo per la soluzione bioclimatica trovata per combattere la calura. E non l’anno scorso… l’hanno trovata più di un secolo fa, all’incirca nel 1058. Questo articolo è davvero interessante!
- Stanza dello scirocco. La moda tra le famiglie nobili e agiate del XVII secolo è quella di costruire sotto i palazzi delle aperture a mo’ di grotta, solitamente vicino a una falda acquifera per andare a rinfrescarsi dalla calura. Molti sono gli esempi che ci rimangono tra le case di villeggiatura delle campagne siciliane. Per approfondire leggi qui.
Lo scirocco tra film e libri
Al momento al mio attivo sul tema scirocco ho solo il film del 2009 scritto e diretto da Giuseppe Tornatore: Baaria. Il regista dedica una sequenza del suo capolavoro allo scirocco. Si, è un vento che alla fine ti porti dentro: lo ripudi quando sei qui ma ti scorre nel sangue quando sei lontano.
Quella scena mi ha colpito perché è stata catartica. Ho pensato: cavolo! è la stessa cosa che vorrei fare io. La più semplice e banale ma fresca: stendermi nel pavimento in marmo e non fare assolutamente nulla se non lasciarmi accarezzare dalle folate che sfidano, vincendo, le persiane socchiuse.
- Lo scirocco nel sangue, di Giudice Emanuele
- Scirocco, Girolamo De Michele
- La stanza dello scirocco, Domenico Campana
- Le stanze dello scirocco, Cristina Cassar Scalia
Che ne dite? Ci ritroviamo qui, dopo averli letti, a raccontarci cosa rappresenta per noi lo scirocco?